
Sinossi
Mattia Pascal. impiegato annoiato nella banca del paese, finisce per assistere a un suicidio. Disgustato dalla sua vita monotona, decide di abbandonare tutto e inscenare la propria morte. Si reca a Montecarlo, dove tenta la fortuna al gioco, ma ben presto si rende conto dell’impossibilità di sfuggire al proprio passato. Assume una nuova identità, quella di Adriano Meis, e vive una vita libera e spensierata. Tuttavia, ben presto si accorge che questa nuova esistenza non è ciò che desiderava. Si sente solo e alienato, incapace di integrarsi nella società. Disperato, decide di tornare al suo paese natale, ma scopre che nessuno lo riconosce e che la sua famiglia lo ha già dato per morto. Mattia si ritrova così in una situazione paradossale: è vivo, ma per il mondo è già morto. Non gli resta altro che vagare per l’Italia, un estraneo a se stesso e al mondo intero.
Note di regia
Dopo i successi riscontrati con “Storia di una Capinera”, Irene Tetto torna ad adattare per le scene un romanzo. La scelta ricade sul capolavoro pirandelliano, per coniugare esigenze artistiche alle numerose richieste delle scolaresche. Marcello Montalto incarna con ironia e grande istrionismo il ruolo del titolo. L’inserimento di videoproiezioni rendono il racconto moderno e innovativo. Lo spettacolo viene replicato così anche a Caltagirone e Giarre.
L’adattamento teatrale di Irene Tetto punta l’attenzione su una storia fatta di equivoci, simulazioni, falsità, menzogne: quella di Mattia e del suo “strano caso”. I personaggi che vediamo sulla scena-alcuni squisitamente allegorici o grotteschi, ricchi di ironia- mentono, dissimulano, o recitano (come se fossero a teatro, appunto): per primo quell’Adriano Meis che vive in panni non veramente propri. La scelta dunque di mantenere, così come nel romanzo, la voce narrante dello stesso Mattia Pascal, serve a dare esplicitamente conto allo spettatore di tutta la vicenda che tocca il protagonista in prima persona. Ma quella de Il fu Mattia Pascal è una voce sospetta di menzogna, che rende ancora più interessante -ma per questo più incisivo ed efficace- il dialogo con il pubblico e l’immersione nel suo mondo romanzesco.